Ho letto su Panorama 1090 un servizio intitolato «Razza scrivana» in cui si parla molto male di tutti quelli che mandano dattiloscritti o manoscritti inediti alle case editrici, o ai vari premi che per gli inediti esistono.
Personalmente debbo protestare perché i due autori del servizio affermano perentoriamente che la casa editrice Solfanelli, che bandisce il premio Tolkien, è di nuova destra; ma si dimenticano di informare che il presidente del premio, il sottoscritto, è di vecchia sinistra. In realtà, né Solfanelli né io abbiamo mai parlato di politica; parliamo di fantasy, ed è un argomento che ci occupa abbastanza. I due autori dicono poi che a certi dei partecipanti al premio vengono chieste tasse di lettura dalle 15 mila alle 50 mila lire. Ho chiesto loro i nomi, per prendere provvedimenti nel caso che ci fossero giuda e barabba. Silenzio. Allora?
Posso assicurare che le spese di viaggio, francobolli e telefono per la mia partecipazione al premio Tolkien, che quest’anno ovviamente si ripete, le ho pagate di tasca mia. In compenso, ho letto tutti i racconti inviati; e alcuni, di gente giovanissima, erano anche molto belli e promettevano molto. Per cui, anche se è una fatica in più leggere qualche centinaio di inediti, conviene insistere. Lo so che tutti scrivono in Italia, e che magari tanti scrivono male. Ma mica solo gli inediti.
Oreste del Buono, Milano
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