domenica 23 ottobre 2011

Recensione di Pier Luigi Coda a IRREGOLARE di Vincenzo Bosica

Con questo racconto cyberpunk Vincenzo Bosica spalanca le porte del futuro e si lascia alle spalle anche il dibattuto “tunnel” Ginevra - Gran Sasso che dovrebbe mandare in soffitta gran parte delle conoscenze scientifiche fin qui acquisite con buona pace di Einstein e della sua relatività: E = mc2.
Grazie ai progressi della medicina e soprattutto della chirurgia che ha sviluppato tecniche di trapianto di organi con materiali cibernetici di sofisticata generazione, l’umanità raggiunge e supera speranze di vita secolari. La conseguenza è l’ ingolfamento della popolazione mondiale che raggiunge il limite di sussistenza invalicabile di quindici miliardi, oltre il quale si rischierebbe un catastrofico default demografico. È evidente che in un simile scenario tutto debba essere controllato e gestito politicamente da Organismi di Controllo Universali che sovrintendano con estrema severità all’ordine e alla struttura sociale. In una visione Orwelliana portata agli eccessi, ogni essere umano viene controllato e costantemente seguito da sofisticate apparecchiature tecnologiche: microspie, microchip sottocutanei, telecamere ovunque, certificazioni del DNA ecc. che con respiro ossessivo, non solo limitano la libertà dell’individuo, ma ne tengono in pugno l’esistere. Le nascite possono avvenire solo in sostituzione di altrettanti decessi: una persona muore una ne nasce. E, se per caso si nasce fuori dall’ambito legale, arriva il marchio sociale di essere “Irregolare” e come tale dovrà essere perseguitato fino alla cattura e quindi condannato all’ibernazione fino a quando le condizioni demografiche non permetteranno il suo ritorno alla vita. “Fu così emanato il primo decreto intercontinentale della storia, il MOTHER ONE, la legge che vietava a chiunque di mettere al mondo un figlio senza un PP, un permesso di procreazione. Chi osava sfidare tale restrizione veniva penalmente accusato di crimine contro l’umanità e condannato all’ergastolo…” (p. 20).
Ma la scienza non riesce a sconfiggere l’eterno vizietto dell’ avidità umana. Un omicidio viene commesso per impadronirsi di un occhio cibernetico particolarmente sofisticato trapiantato su una povera vittima. Si scatena la caccia all’omicida e qui inizia il cuore tematico del racconto secondo i più collaudati canoni dei polizieschi: l’investigatore, i sospettati, gli agguati, le indagini, le sparatorie, il sangue che scorre a rivoli, la suspense e, finalmente, la risoluzione dell’enigma con la cattura e la conseguente punizione del feroce assassino. Se poi si scopre che c’è di mezzo un “Irregolare” dall’intelligenza superiore sospettato del crimine, la caccia all’assassino si fa ancora più spietata e feroce.
Tutto secondo le regole: l’investigatore, Shaun Morrison, inviso ai superiori, con la carriera appesa a un filo, senza famiglia e nemmeno una ragazza, “un uomo alla deriva che si trascina senza uno scopo” (p. 190) e che ci riporta all’ispettore Marlowe di Raymond Chandler, stanco, sfiduciato, irriducibilmente condannato a “far bene” il suo mestiere ad ogni costo. Poi la bellissima che fa sognare e che cammina pericolosamente sempre sull’orlo dell’ambiguità: col “viso dai tratti mascolini ma seducenti, morbidi e finemente scolpiti che contribuivano a enfatizzare due occhi grandi e luminosi, scuri e accattivanti, e labbra piene e voluttuose. Era molto bella e somigliava troppo a Sylvia, la sua ex moglie” (p. 152). E ancora il/la famigerato/a Irregolare: il di più, ciò che cresce all’umanità, l’intruso con la storia di tutti gli intrusi, dei respinti, del troppo che spaventa l’ordine prestabilito. “Non posso aver un lavoro, né una famiglia, né una vita normale. La mia esistenza è una società uni personale fondata sulla solitudine e sulla diffidenza verso il prossimo, sulla paura di commettere un passo falso e sulle notti logorate dagli incubi. Io sono un Irregolare e la mia vita è fatta di sogni che mai si realizzeranno” (p. 160).
Bosica sviluppa un percorso narrativo incalzante con scenografie da Movie Thriller dal sapore tipicamente statunitensi che tanto affascinano i cultori della cinematografia criminale, soprattutto più giovani. Si percorrono geografie urbanizzate e visioni periferiche di suburbi affollati da prostitute, drogati, locali malfamati, odori infetti e chiazze di vomito. Il contrasto scenico è immediato, da un lato la proiezione futuristica e fantascientifica di una società nel suo divenire, dall’altro l’attualizzazione e la contemporaneità di luoghi, ambienti e microcosmi facilmente riconducibili alle realtà metropolitane odierne. Del resto questa dicotomia non si limita soltanto agli aspetti socio/geografici, ma la ritroviamo soprattutto nelle innovazioni tecnologiche e scientifiche in genere, lo stesso Bosica sottolinea che: “questo romanzo, pur essendo un’opera di fantasia ambientata nel futuro nasce da una analisi del presente. Molte delle innovazioni descritte sono dietro l’angolo. Basta sporgersi per ammirarle” (p. 267).
Ovviamente, si lascia al lettore la curiosità di dipanare la matassa investigativa e accompagnare l’autore nella ricerca dell’assassino. Ritmo e azione si susseguono senza soluzione di continuità: intrighi, scorribande, depistaggi, mascheramenti, rocamboleschi blitz tra le rampe delle scale di un grattacielo, poi il finale con la gradevole sorpresa di scoprire che anche nel futuro germinano emozioni e palpiti d’eterna umanità.

(Commento di Pier Luigi Coda)



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