Il volume è
costruito sul rapporto tra studi dell’Autore pubblicati negli anni
Novanta del secolo scorso, che preconizzavano quanto sarebbe accaduto
in seguito e le attuali vicende concernenti la crisi politica, prima
ancora che economica, dell’Europa unita. E dà conto di quanto le
questioni economiche abbiano finito per fare trascurare la quantità
di cemento necessaria a reggere i pilastri fondamentali, non fissati
adeguatamente e a tempo debito, di una possibile unione europea.
Emerge, dall’ordito
della trattazione, come, negli ultimi venti anni, le tematiche
trattate dagli studiosi di cose giuridiche e politiche abbiano finito
per non destare interesse e per non incidere sulle dinamiche
teorico-pratiche dell'Unità europea, da un lato perché surclassate
dalla prevalenza che si è dovuto — ma soprattutto voluto — dare
alle relazioni economico-finanziarie tra gli Stati dell'unione, da un
altro lato perché la stessa prassi politico-giuridica si è
gradatamente sempre più fatta da parte rispetto all’intervento nel
decision-making
tra gli Stati europei e non solo.
All’interno delle
trame di argomentazione affiora comunque lo spiraglio di soluzioni
politologiche possibili per la ricostruzione di un tessuto comune
europeo. Tra queste rileva quella di una più adeguata prospettazione
teorica della questione dei diritti fondamentali dell’individuo,
non solo dal punto di vista della loro giustiziabilità dinanzi alle
Corti internazionali, quanto dal punto di vista di un approfondimento
continuo della loro natura sostanziale e del loro fondamento, nel
solco di una tradizione teorica cattolico-cristiana, anche se non
“politicamente corretta”, qual è, per esempio, quella
dell’“eretico” e beato Antonio Rosmini. Quest’ultima,
infatti, ha costantemente attraversato le fasi storico-concettuali e
concettuali-storiche di costruzione della casa comune europea. Può
permettere di individuare le forme di salvaguardia democratica anche
in un’Europa ancora senza statualità. Può partire dal tessuto
concettuale connettivo di quei Paesi europei, forti di un vissuto
caratterizzato dalla necessità di strutturare nuove e più adeguate
istanze democratiche di partecipazione, anche e specie tra individui
residenti sul territorio europeo e entità
giuridico-politico-finanziarie che, ai diritti — e alla tutela di
questi ultimi — dai primi rivendicati, contrappongano obblighi
spesso difficili da intendere dal punto di vista politico, sociale e
della cittadinanza.
Completa il volume, in appendice, l’intervento di un giurista latino-americano, sviluppato a partire dalla lettura di alcuni dei saggi di Petrillo, riportati nel libro. Il saggio di Carmine Romaniello, volutamente conservato nella lingua di origine, mostra al lettore italiano, quanto il problema europeo, dal punto di vista giuridico e politologico, prima ancora che politico, vada posto all’interno di una dimensione globale.
Completa il volume, in appendice, l’intervento di un giurista latino-americano, sviluppato a partire dalla lettura di alcuni dei saggi di Petrillo, riportati nel libro. Il saggio di Carmine Romaniello, volutamente conservato nella lingua di origine, mostra al lettore italiano, quanto il problema europeo, dal punto di vista giuridico e politologico, prima ancora che politico, vada posto all’interno di una dimensione globale.
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