sabato 9 maggio 2020

Le Parole lette: LA GUERRA DI LIA di Silva Ganzitti (Edizioni Solfanelli)

 

Manuela Boccanera legge un brano del romanzo "La guerra di Lia" di Silva Ganzitti (Edizioni Solfanelli)

     È il racconto di Lia, figlia sedicenne di Bartolo e Tina. La collina del Belvedere è il punto privilegiato delle sue riflessioni, nell’intrico di cespugli e nel fitto degli alberi — testimoni dei passaggi notturni — e nelle sue visioni del Nord, dove le montagne sono le fortezze della Resistenza.
     Dell’arrivo della guerra non ci si accorge subito. È un lento srotolarsi di cambiamenti in peggio, con la miseria che sale e abbruttisce musi e animi. La campagna inaridita fatica a restituire frutti in cambio di sudore e il paese sembra sprofondare in un silenzio vischioso, cupo, dove poche voci impartiscono ordini in una lingua straniera.
     Bartolo non sa cosa pensare, di chi fidarsi. Difendere la famiglia e la terra è il suo primo pensiero, eppure comprende che sotto quel vuoto di parole c’è qualcosa che brulica. Dapprima incerte, le sue domande lo aiutano a raccapezzarsi su quello che gli sta accadendo intorno: è uno scenario inquietante, nel quale Buja è solo uno dei tanti luoghi attraversati da cavalli cosacchi e dai loro carriaggi.

domenica 3 maggio 2020

Le Prole lette: IL GIORNO CHE NON C'È di Carla Dolazza (Edizioni Solfanelli)

 

 Manuela Boccanera legge un brano del romanzo "Il giorno che non c'è" di Carla Dolazza (Edizioni Solfanelli).


     Un incontro, un’immediata amicizia, e Jazz Fraser si trova a liberare il suo segreto raccontandolo a una estranea: l’amica trovata un giorno, per caso, durante un viaggio a Hong Kong.
     Chi è Jazz? Perché conosce l’amore soltanto a quarantun anni?
     L’amica, depositaria di pezzi sparsi della sua vita li ricompone e ne partecipa. Ma è Jazz l’unica protagonista o lo sono tutte le storie prima e intorno a lei?
     In un settembre romano ancora dorato d’estate il racconto dipana, cadendo nelle mani della narratrice.
     “Raccontare accendeva la luce in qualche angolo rimasto in penombra. [Jazz] stava per offrirmi di entrare in alcuni di quegli angoli, senza guidarmi nel percorso. E non sapevo perché. [...] Ora mi stava consegnando un segreto [...] per rendere giustizia a se stessa liberandosi di un peso, che se consegnato non sarebbe più sembrato tale.”
     “[Ed io] mi trovavo ad avere le mani aperte in grembo, che man mano si riempivano di foglietti colorati: i giorni della sua storia. E mentre i foglietti cadevano nelle mie mani cambiavano colore e trovavano il posto che io avevo deciso.”