IL VATE E LO SBIRRO
L’indagine segreta del commissario Giuseppe Dosi
sul “volo dell’arcangelo” Gabriele d’Annunzio
Presentazione di Luciano Canfora
Introduzione di Franco Gabrielli
[ISBN-978-88-7497-672-0]
Pag. 176 + 16 ill. a colori - Euro 12,00
http://www.edizionisolfanelli.it/ilvateelosbirro.htm
Il 13 agosto del 1922 Gabriele d’Annunzio cadde dal balcone nella sua villa di Cargnacco a Gardone. Il 15 agosto avrebbe dovuto incontrar-si riservatamente in Toscana con Benito Mussolini e Francesco Saverio Nitti. Caduta accidentale o complotto? Il commissario Dosi dovette segretamente indagare, e lo fece con l’alias di Karol Kradokwill.
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Ventiquattro giorni dopo la presentazione del mio rapporto avvenne la marcia su Roma... Soltanto a distanza di qualche anno Gabriele d’Annunzio seppe che l’artista e mutilato cecoslovacco che egli aveva accolto nel suo “rifugio” era un funzionario di Pubblica Sicurezza italiano. Mi qualificò scherzosamente “lurido sbirro”.
Dall’intervista rilasciata da Giuseppe Dosi a Renzo Trionfera (“l’Europeo”, 3 agosto 1956)
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Se D’Annunzio non fosse caduto dalla finestra e l’incontro con lui, Mussolini e me fosse avvenuto, forse la storia dell’Italia moderna a-vrebbe seguito un altro cammino.
Francesco Saverio Nitti, Rivelazioni, 1948
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Questo non bastava ovviamente a suggerire che la caduta del Vate dalla finestra fosse effetto di un attentato e tanto meno ad individuare in Mussolini il mandante. L’inchiesta del commis-sario Dosi su quell’oscura vicenda si dovette muovere in questo scenario inquietante.
Luciano Canfora dalla Prefazione
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Mi auguro che questo libro che unisce la scorrevolezza del racconto a precisi riferimenti storici, possa far conoscere, attraverso la figura di Dosi, il lavoro affascinante e complesso che i Tutori dell’ordine svolgono nell’interesse della collettività e delle istituzioni democratiche.
Franco Gabrielli dalla Introduzione
Giuseppe Dosi, funzionario di polizia, figlio di carabiniere, scrittore, arrestato, inviato in manicomio giudiziario dall’Amministrazione. Poi riabilitato, ha lavorato per l’Interpol, coniandone il termine.
Ennio Di Francesco, funzionario di polizia, figlio di carabiniere, congedato anzitempo, rottamato dall’Amministrazione. Ha lavorato anche presso l’Interpol, valorizzandone la presenza italiana.