E fu il periodo francese (quello del cosiddetto esilio ad Arcachon) che esaltò molti aspetti, artistici eumani, dello scrittore europeo.
Nel testo si trattano le imprese letterarie e teatrali d’oltralpe (in particolare "Le Martyre de Saint Sébastien", quattromila versi in francese arcaico), e quindi la sfida linguistica di “uno scrittore d’ottima tempra paesana che si compiacque d’essere chiamato dai raccoglitori di resina delle Lande solitarie l’Italien” e “mon cher ami” dal grande Claude Debussy.
Ma, per averne un ritratto completo, si analizzano anche gli aspetti più vari e curiosi della sua esistenza “inimitabile”: raffinato amatore, dandy profumato, amante dei cavalli e dei cani (lo “chenil de Pinasse” giunse ad ospitare ben 39 levrieri!), uomo sportivo, abile pubblicitario che gestiva innanzitutto la sua immagine, bricoleur, arredatore, superstizioso, ecc.
Trascorsi cinque anni di esilio (1910-1915), d’Annunzio ritornò in patria “dopo aver piantato suquel suolo di Francia l’alloro italiano”.
Silvano Console
MON CHER AMI
Gabriele d’Annunzio e l’esilio francese
1910-1915
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-912-7]
Pagg. 216 + 16 ill - € 16,00
http://www.edizionisolfanelli.it/moncherami.htm